Cosa fare a San Francisco in 3 giorni: giorno 2

Cosa fare a San Francisco in 3 giorni: giorno 2

Dopo una nottata rigenerante, pronti a ripartire con me per una seconda giornata a San Francisco! Vuoi leggere la prima giornata? La trovi qui: Cosa fare a San Francisco in 3 giorni: giorno 1.

Giorno 2: Castro, Painted Ladies, Mission, Hayes Valley

Oggi ti porterò in una delle aree più belle, ma anche piene di storia, della città. Ci dirigeremo infatti a Castro, celebre per essere uno dei primi quartieri gay degli Stati Uniti.

Il nostro giro partirà dall’incrocio tra Market Street e Castro: per arrivarci, prendi il tram storico F che scende lungo la Market, fino all’incrocio con la Dicissettesima.

san francisco castro house

Anni fa, il quartiere era decisamente proletario: erano infatti lavoratori italiani, irlandesi e scandinavi a costruire deliziose case vittoriane qui, insieme a un senso di comunità fondato sulla chiesa e sulla famiglia (vedi la bellissima chiesa cattolica Most Holy Redeemer, costruita nel 1900, e oggi soprannominata “la chiesa più gay da questa parte del Vaticano” col suo 80% di fedeli LGBT).

Nei due decenni dopo la seconda guerra mondiale, però, quando le industrie si trasferiscono altrove e gli hippy iniziano a insediarsi nel vicino quartiere di Haight-Ashbury, queste famiglie si trasferiscono nei sobborghi, facendo crollare il prezzo degli immobili. Allo stesso tempo, migliaia di ragazzi (e, in misura minore, ragazze) omosessuali arrivano a San Francisco, attratti dal clima non solo tollerante ma inclusivo della città. E si insediano qui, dove le case costano poco (20-30 mila dollari per comprare una casa, hello!?). Negli anni Settanta, insomma, “Eureka Valley” era diventata “Castro”, un quartiere di e per i gay d’America.

Castro ha visto tutto: i baccanali orgiastici nei locali e nei bagni pubblici dei Settanta, gli scontri con la polizia, la morte di 15.000 sanfranciscani per un misterioso “cancro dei gay”, come veniva chiamato l’AIDS prima che se ne riconoscesse la fisionomia, l’autentico eroismo di una comunità che si stringe attorno ai suoi membri più deboli, fino a oggi, alle lotte per mantenere vivo il quartiere tra i vari movimenti “buy local” e quelli per il diritto all’alloggio a prezzi accessibili, contro la gentrificazione e la “turistizzazione” del quartiere.

theater-688187_640Un tour a piedi per Castro

Diversi punti d’interesse, qui, ti raccontano la storia del quartiere portandoti oltre le bandiere arcobaleno. Vicino all’incrocio dal quale sei arrivato trovi la Harvey Milk Plaza, che ripercorre la storia del grande attivista e membro del Consiglio dei Supervisori di San Francisco, assassinato insieme al sindaco della città nel 1978 (hai visto il film “Milk”, con Sean Penn? Ecco).

All’incrocio tra Castro e la Diciassettesima trovi la Twin Peaks Tavern: questo locale operaio cambiò gestione nel 1972 e divenne il primo locale gay con vetrate, simbolo di un cambio di mentalità nel quartiere e nella città; oggi è ancora uno dei posti preferiti da chi ha vissuto – ed è sopravvissuto a – quell’epoca.

Più avanti lungo Castro, ammira l’iconica scritta verticale rossa che identifica l’ultima delle grandiose sale cinematografiche degli anni Venti: la biglietteria separata e le piastrelle gialle e blu sono originali, così come la famiglia siriana che lo gestisce da quasi cent’anni. Poco più avanti, perditi tra gli scaffali del Cliff’s Variety Store, che negli anni Trenta vendeva tutto a 5 o 10 centesimi, e quando la fisionomia del quartiere è cambiata è stato tra i primi ad assumere commessi gay e a cercarli attivamente come clienti; continua a prosperare oggi come attività familiare.

Al numero 575 di Castro troverai il luogo dove Harvey Milk aveva aperto il suo negozio di fotografia, che serviva anche come centro di aggregazione della comunità. Girando a destra sulla Diciannovesima troverai la Harvey Milk Academy, dove i ragazzini da ogni parte di San Francisco vengono istruiti su temi quali l’inclusione, la tolleranza, i diritti umani.

Incamminati ora sulla Market e gira a sinistra sulla Steiner

Lo so, sono venti minuti di camminata ma ne vale la pena, perché ti trovi davanti alle celebri Painted Ladies, la fila di case vittoriane più fotografata di San Francisco. Abbi rispetto per i miliardari che ci vivono e non sostare davanti alle entrate, ma goditi la vista da Alamo Square che ti permette di ammirare anche, in lontananza, la skyline del centro finanziario.

Dirigiti ora verso il quartiere di Mission. Puoi raggiungere la Venticinquesima con il bus 24, e poi il 48.

Pomeriggio: uno sguardo critico sul quartiere di Mission

Il Mission District il quartiere più antico della città: qui si erano stabilite le famiglie Ohlone, tribù nativa che viveva di caccia, pesca e frutta secca prima dell’arrivo dei coloni; qui sorge il primo edificio in città, la Misión San Francisco de Asìs, che risale al 1776; questo era anche il primo punto d’appoggio degli immigrati in città, un primo porto sicuro dopo viaggi sofferti e pericolosi.

Mission ha visto passare italiani, tedeschi, irlandesi, ma è la comunità latinoamericana che l’ha reso quello che è oggi. Diverse ondate migratorie hanno portato qui dagli anni Sessanta in poi messicani, nicaraguensi, salvadoregni, guatemaltechi che hanno reso questa zona pianeggiante e soleggiata una vera enclave sudamericana con bar, ristoranti, fruttivendoli, negozi dove lo spagnolo è quasi l’unica lingua parlata.

Ultimamente, però, qualcosa sta cambiando. Gli affitti medi sono quasi raddoppiati nel giro di pochi anni, di pari passo con gli sfratti. I residenti storici del quartiere, principalmente anziani, si vedono costretti ad abbandonare la propria casa per motivi molto semplici: case comprate a 30.000 dollari negli anni Settanta, oggi valgono più di un milione di dollari, a volte anche il doppio. Ristoranti e caffè dall’aria bohémienne o chic nascono e muoiono come farfalle, all’ombra degli scuri Google bus che percorrono Valencia street per portare gli impiegati al lavoro nella Silicon Valley. Un’ondata di gentrificazione che ha colpito tante zone della città, ma che ha davvero travolto uno dei suoi quartieri più caratteristici.

Questo non significa che la zona sia poco interessante, anzi: questi tumulti non fanno che renderla più affascinante ancora. Per avere un assaggio di Mission, non puoi perderti quello che è stato ufficialmente dichiarato il miglior burrito del mondo, che troverai a La Taqueria. Lì vicino c’è anche uno dei vicoli più decorati di San Francisco, Balmy Alley, dove diversi artisti, ispirati al lavoro di Diego Rivera, hanno espresso attraverso energici murales la loro protesta contro l’ingerenza americana negli affari del Sudamerica.

Mission Women's Building muralesSali ora lungo la Sedicesima (puoi prendere il BART, una fermata) per ammirare le sale cinematografiche degli anni Venti, tra cui spicca il Roxie Theater a pochi passi dalla Mission spagnola. Fai un salto al Dolores Park, uno dei parchi più amati (e affollati) della città: sarà perché qui la nebbia arriva di rado? A qualche passo da lì troverai uno dei murales più spettacolari che impreziosiscono il quartiere: quello sulla facciata del Women’s building, che rappresenta diverse donne pioniere nel loro settore.

Per lo shopping: fermati a 826 Valencia (nome e indirizzo) per avere la tua dose di magia quotidiana: si tratta di un’organizzazione no profit fondata dallo scrittore Dave Eggers per stimolare la creatività di bambini e ragazzi, e come in ogni istituzione sanfranciscana che si rispetti, non manca il negozio a tema piratesco.

Sera nella Hayes Valley

Cerchi qualcosa da fare la sera? Per concludere la giornata, ti porto nella vicina Hayes Valley, sulla fine di Market St, vicino alle Painted Ladies che hai visitato stamattina. Qui ci sono due istituzioni sanfranciscane che solleticheranno i tuoi sensi. Uno è lo Zuni café, leggendario locale aperto negli anni Settanta, durante il boom della California cuisine. Non puoi perderti il loro pollo cotto nel forno a legna: pagherai più del solito, ma porterai a casa con te una delle esperienze culinarie più interessanti della California (importante: ricordati di prenotare settimane, se non mesi prima della tua visita).

Se sei in vena di un po’ di musica, vai invece al SFJAZZ, dove troverai ogni settimana alcuni tra i migliori jazzisti sulla scena mondiale. I membri della band omonima, la San Francisco Jazz Collective, vi suona di solito a gennaio.

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La SFJAZZ Collective al teatro Manzoni di Milano, 2016

 

Buoni sogni sanfranciscani,

Elena

Via a Giorno 3

 

 

 

 

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