
Cosa fare a San Francisco in 3 giorni: giorno 3
Eccoci arrivati alla nostra ultima giornata a San Francisco. Vuoi leggere le altre due giornate? Le trovi qui: giorno 1 e giorno 2.
Giorno 3: Golden Gate Park, Ocean Beach, Golden Gate Bridge
Mattina nella California Academy of Sciences e al De Young
Quella di oggi non è una gita normale: è l’esplorazione di un sogno. Se Central Park a New York è il polmone verde della città che non dorme mai, il Golden Gate Park a San Francisco è una visione, un rettangolo selvaggio dove la città scompare.
Il miracolo di San Francisco, lo chiamano: 1.017 acri, 5 x 1 km, che corre da Haight fino all’oceano, 20% più grande di Central Park.
Inizia il tour con un buon caffè in uno dei bar che servono la zona residenziale di Haight, come il Vélo Rouge Café sulla Arguello.
Supera il Conservatory of Flowers camminando lungo la John F. Kennedy Drive, e fermati nella zona dei musei. Qui trovi le tre principali attrazioni del parco: il de Young Museum, la California Academy of Sciences e, poco più avanti, il Japanese Tea Garden.
Se è mattina e il parco è avvolto nella nebbia, ti consiglio di incominciare la visita dalla California Academy of Sciences, ospitata in questa struttura tra le più interessanti della città, opera di Renzo Piano (altrimenti, puoi invertire la visita a questi due musei).
Uno spazio davvero innovativo, immersivo. È perfetto anche per i bambini, che si troveranno a inseguire farfalle tropicali giganti nel duomo vetrato che riproduce l’ecosistema della foresta tropicale. Molto interessante, anche, la sezione sui terremoti, minaccia con cui i sanfranciscani convivono purtroppo ogni giorno. Non perderti gli spettacoli giornalieri del planetario: di solito c’è coda, ma vale la pena aspettare. Non so tu, ma secondo me è molto difficile dedicare meno di tre ore alla visita di questa incredibile Accademia.
Una volta fuori, vai al museo di fronte, il de Young Museum. Se ti sembra che la struttura in rame sia un pugno nell’occhio rispetto all’ambiente arioso e leggero da cui sei appena uscito, ti ricrederai. Questa scelta è infatti stata dettata proprio dalla ricerca di armonia con l’ambiente naturale circostante: una volta che il materiale si sarà ossidato, assumerà diverse gradazioni di verde, mimetizzandosi così con il parco stesso. Non troverai molti punti di ristoro nel parco, ti consiglio quindi di prendere un boccone al caffè del museo, molto amato anche dai locali.
Il de Young esiste in diverse forme da più di cent’anni, ma è in questa meravigliosa sede dal 2005. Ti consiglio di visitarlo per la sua estesa collezione di manufatti precolombiani e dall’Africa centrale e occidentale; interessante inoltre l’ala dedicata all’arte americana dal 1600 a oggi.
Una volta conclusa la visita, sali sulla torre: qui in cima troverai un gift shop (sono l’unica ad adorare questo tipo di souvenir di viaggio?), ma soprattutto una vista a 360° su tutta la città.
Pomeriggio al Japanese Tea Garden
È ora il turno del Japanese Tea Garden, il mio luogo del cuore quando ho voglia di staccare la spina e immergermi in un mondo radicalmente diverso da quello americano. Il giardino nacque come parte della gigantesca California Midwintern International Exposition del 1894, un expo che aveva finalmente messo la California sulla mappa mondiale dal punto di vista ingegneristico, architettonico e artistico.
A fiera conclusa, si decise di mantenere questa zona come parco permanente. Oggi potrebbe non stupirti granché, ma tieni presente che in quell’epoca il Giappone era un regno praticamente impenetrabile e pochissimi occidentali potevano dire di averlo visto coi propri occhi. Il fatto che San Francisco si sia dotata del primo giardino giapponese d’America, importando migliaia di piante e animali e costruendo in fondo un bellissimo omaggio alla cultura e filosofia orientale, è abbastanza straordinario.
Quello che mi piace fare nel giardino è semplicemente camminare percorrendolo in tondo. Se ci capiti di lunedì o sabato, alle 9.30 ci sono dei tour guidati gratuiti (in inglese). Puoi ammirare il giardino zen, i pesci koi, la collezione di bonsai della famiglia Hagiwara e la Tea House. Di lunedì, mercoledì e venerdì la visita è gratuita se entri prima delle 10.
Dirigiti ora verso Ocean Beach (diversi autobus percorrono la Fulton in direzione ovest) per ammirare un po’ di vita da spiaggia della California del Nord (maglioni, thermos col té caldo, abbigliamento tecnico). Se hai fame, fermati al Trouble Coffee, che fa un toast caldo alla cannella eccezionale. Stranamente, hanno anche delle noci di cocco: ma non pensare, solo per questo, di poterti sentire come a Venice Beach. I sanfranciscani vanno orgogliosi delle proprie freddissime e immense spiagge!
Tramonto al Golden Gate Bridge
Dopo una passeggiata rigenerante, dirigiti verso il famoso Golden Gate Bridge, che salutiamo lanciandogli un bacio nell’aria nei nostri ultimi momenti a San Francisco (le cose più emozionanti le lasciamo alla fine, no?).
Un’avvertenza: so che sembra vicino dalle mappe, ma non pensare di poterci arrivare a piedi da Ocean Beach; è una bella ma lunghissima passeggiata, e ti ritroverai stanco e semi-assiderato una volta raggiunto il ponte rosso. Arrivaci coi mezzi pubblici o in taxi.
Che dire? È la vista più maestosa della città, e nonostante siano passati tanti anni dalla prima volta, non riesco a trattenere qualche lacrimuccia ogni volta che io e il Golden Gate ci salutiamo. Questo è, per me, il luogo più squisitamente americano e allo stesso tempo più anti-americano che esiste. Lì, appeso sull’orlo del continente, dove il Paese è continuamente costretto a mettersi in discussione: è lì che salutiamo questa città, la città che ha cambiato l’America e che ha cambiato, almeno un po’, anche noi.
Non so dove il tuo girovagare ti porterà. Sono sicura, però, che un pezzo di San Francisco rimarrà sempre con te.
Buona strada,
Elena