
Le porte dell’inferno a Gary, Indiana
Quando dissi alla mia amica americana che volevo andare a Gary, qualche chilometro a sud di Chicago, mi chiese di ripeterglielo.
“Are you serious?”
Temevo una risposta del genere. Controllando Google Maps, mi ero accorta che in macchina ci avrei messo 40 minuti, con i mezzi pubblici 2 ore. Questo, negli Stati Uniti, è un segnale abbastanza chiaro: se un posto è mal servito dai mezzi pubblici, di solito è una zona brutta. Ma certo non potevo immaginare quanto brutta fosse.
“Se davvero ci devi andare, ti ci porto io. Non pensare nemmeno di andarci col bus!”
Ok, mi dico. Roadtrip tra amiche, evviva! Passa a prendermi, in vivavoce in auto c’è suo marito, investigatore privato di Chicago. “Why are you going there? Be careful, honey”. E quando qualcuno che tiene un kalashnikov in casa ti dice “be careful”, capisci che forse la situazione è seria.
Il motivo per cui ci volevo andare era abbastanza futile: sapevo che c’era una chiesa abbandonata che era stata usata in alcuni film e serie tv (ho già detto che ultimamente sono ossessionata da Sense8, sì?), e siccome l’idea di vedere una cattedrale in rovina mi affascinava tantissimo, volevo sfruttare l’unica giornata non lavorativa che avevo a Chicago per andarci.
A Gary, in Indiana
La City Methodist Church (la chiesa diroccata in Sense8)
Uscendo dalla I-94, la sensazione è quella di entrare in una terra di nessuno. Una città appena devastata dalla guerra o da un’invasione zombie: la Broadway fiancheggia edifici diroccati, lampioni divelti, negozi chiusi con assi di legno sulle finestre, case inagibili. Un silenzio spettrale si proietta come un’ombra su tutta la cittadina.
Ci lasciamo alle spalle il “centro”, per andare in direzione della City Methodist Church al 577 di Washington Street. Sapevamo che l’amministrazione cittadina, giudicandola pericolante, aveva costruito una recinzione per impedire che qualcuno decidesse di passarci la notte. Ma speravamo che ci fosse comunque un modo per entrare.
E in effetti c’era: il cancello era aperto. La vista della chiesa da dentro è davvero impressionante: con il suo alto colonnato, ampie vetrate e soffitto a volta era la più grande chiesa metodista del Midwest e accoglieva oltre tremila fedeli. Allora, Gary era una giovane città dove si lavorava l’acciaio che alimentava le fabbriche d’America. Oggi, gli alberghi sono sprangati, e le case si possono comprare con 300 dollari. Gli unici edifici a stare in piedi sono quelli governativi, tra cui l’ufficio per la distribuzione di buoni spesa, e le chiese. Tante chiese battiste, altre di varie denominazioni protestanti.
Mentre ci addentriamo per esplorare la navata centrale, sentiamo dei passi. Ammetto che mi è saltato il cuore in gola: “e adesso che facciamo?”. Il visitatore indesiderato, però, si rivela essere un fotografo. Si chiama Ken Fager ed è stato anche intervistato dalla CNN qualche tempo fa in quanto membro della comunità degli urban explorers: fotografi con la passione per gli edifici abbandonati.
Ci racconta che questa chiesa è la mecca degli esploratori urbani: costruita nel 1925 e dismessa nel 1975 dopo aver perso la maggior parte della propria congregazione, è stata devastata da un incendio nel 1997 e continua a subire gli effetti dell’abbandono. Qualche anno fa è crollato il tetto, e buona parte dell’adiacente auditorium rimane inagibile.
Gli interni sono affascinanti in modo spettrale: graffiti coprono la maggior parte delle pareti, e ogni cosa è coperta da uno strato di polvere. Il pavimento, ancora visibile sotto le travi del soffitto crollato, è ora butterato da schegge di vetro e rifiuti. Ma una certa sobria eleganza – in mattonelle bianche e rossicce – è ancora visibile.

Girovagando per Gary
Quella di Gary è la storia di tante città industriali americane, specialmente nel Midwest: costruite attorno all’industria manifatturiera, si ritrovano morenti dopo che il lavoro si è trasferito altrove. Oggi, gli unici edifici commerciali aperti sono un discount e un negozio di alcolici in periferia.

L’edilizia popolare qui domina i quartieri residenziali: piccole villette bifamiliari in mattoni rossi, parchi giochi vuoti senza erba, altalene arrugginite. Alcuni ragazzini – tutti afroamericani – giocano per strada. Una famiglia chiacchiera sulla scalinata d’ingresso, la madre indossa un vistoso cappello giallo a tesa larga: mentre passiamo in macchina tutti si girano verso di noi – in effetti, non ci sono automobili in giro a parte la nostra. Decidiamo di andarcene: non vogliamo essere quei voyeur della povertà che girano tanto gli Stati Uniti oggi.
Via da Gary
Ci allontaniamo dalla città (avevamo appuntamento al poligono locale, ma questa è un’altra storia…). Solo allora la mia compagna di avventure condivide con me il fatto che Gary è stata al centro di una vicenda di cronaca che ha dell’inquietante.
A quanto pare, due bambini erano posseduti dal demonio, e tutti gli ufficiali coinvolti nella vicenda (poliziotti e medici in primis) giurano di aver visto cose strane accadere nella casa, tra cui soffocamenti spontanei, liquido che esce dalle pareti, i bambini che si arrampicano al contrario sui muri.
Così, la città già martoriata dalla storia si è beccata l’idilliaco soprannome di “porta dell’inferno”.
Come arrivare a Gary, Indiana
Non so se vorrete andarci dopo quest’ultimo paragrafo. Ad ogni modo, la cittadina si trova a circa 50 minuti in auto da Chicago. Il modo più facile per arrivarci è seguendo la I-94 in direzione est. Evitate di allontanarvi dall’auto e nascondete gli oggetti di valore nel bagagliaio – insomma, viaggiate con sale in zucca.
Alla prossima!